Oggi 22 aprile 2020 si celebra la 50a edizione dell’Earth Day.
Nato come movimento universitario americano nel 1970, è diventato un evento globale celebrato dalle Nazioni Unite. Sono coinvolte 75.000 organizzazioni di tutto il mondo in 193 Paesi diversi.
Se per la sua 20a edizione venne organizzata una spedizione sul monte Everest durante la quale vennero raccolte 2 tonnellate di rifiuti, quest’anno per la prima volta, a causa della pandemia, la celebrazione si svolgerà online sulla piattaforma #OnePeopleOnePlanet.

Il tema di questa edizione è il cambiamento climatico e per questo non possiamo fare a meno di ricordare l’Accordo di Parigi del 2015, trattato internazionale adottato da quasi tutti i paesi per limitare i danni dei cambiamenti climatici. Il trattato, tuttavia, non è vincolante: non sono previste sanzioni per gli stati che non mantengono le promesse fatte. E Donald J. Trump lo sa bene.
Il presidente degli Stati Uniti d’America, infatti, il 4 novembre scorso (cioè il primo giorno utile) ha annunciato l’avvio della procedura di ritiro degli impegni presi dal suo predecessore Barack Obama. L’accordo sarebbe per gli USA “una zavorra economica ingiusta” e gli obiettivi per ridurre le emissioni di CO2 “negativi per gli Stati Uniti”. Tuttavia, l’ultima parola non è ancora detta: infatti la procedura di uscita dall’Accordo di Parigi richiede un anno e se Trump non dovesse essere rieletto la procedura potrebbe essere ritirata. Al contrario, se gli Stati Uniti uscissero definitivamente dal trattato potrebbe essere motivo di emulazione da parte di altri stati per niente attenti all’ambiente: primo fra tutti il Brasile di Jair Bolsonaro.

Fino a quando gli interessi economici verranno messi davanti alla tutela della nostra Terra il livello del mare continuerà a salire, le temperature aumenteranno, i ghiacci continueranno a sciogliersi, milioni di persone saranno costrette a emigrare. Vogliamo continuare a celebrare la Giornata Mondiale della Terra e per farlo dobbiamo preservarla.