Do It Yourself – Da AlterEgo

Condividiamo l’articolo riguardante la diffusione del fenomeno del biohacking scritto dal nostro Presidente Marco Grande per il numero di gennaio 2019 di Alter-Ego, periodico di Studenti Per Udu Padova.

Nel maggio del 2005 il “bioimprenditore” americano Rob Carlson scriveva su Wired: “The era of garage biology is upon us. Want to participate?”. La garage biology (detta più comunemente do-it-yourself biology, biohacking, wetware hacking o biopunk) può essere considerata un crescente movimento sociale dove chiunque può fare ricerca biologica, senza aver bisogno dei grandi finanziamenti necessari a società o istituti di ricerca.
Sempre su Wired nel 2010 Bill Gates affermava che, se fosse stato adolescente ai nostri giorni, avrebbe sicuramente smanettato con la biologia. A differenza di circuiti e sistemi elettronici, “facilmente” assemblabili nel garage di casa, la biologia sintetica e le biotecnologie fino a poco tempo tempo fa ponevano però qualche problematica in più.
Prima fra tutti la necessità di possedere una necessaria preparazione teorica e pratica di alto livello, oltre a dover affrontare costi più proibitivi. L’ultimo aspetto negli ultimi anni sta tendendo a scomparire, visti i costi ridotti delle nuove tecnologie di editing genomico, come CRISPR/Cas9, sistema in grado di modificare il DNA di una cellula in maniera molto precisa ed efficiente.
Su the-odin.com è infatti possibile acquistare un kit base (ma sufficiente a svolgere alcuni esperimenti interessanti) CRISPR per 159 $. Oltre ai casi di vera e propria biologia in garage, dal 2010 sono nati in giro per il mondo dei “community biology lab”, laboratori comunitari dove appassionati, studenti, ricercatori e aziende possono portare avanti i propri studi condividendo spazi e strumentazioni, riducendo ulteriormente i costi. Con lo scopo di creare una comunità vivace, produttiva e sicura di biologi fai-da-te, nel 2008 è nata l’organizzazione DIYbio, nella cui illustrazione presente nel loro sito è possibile notare la natura tecno-progressiva, politica e artistica del movimento (un pugno chiuso e impugnante una micropipetta, sovrastante una doppia elica di DNA molto simile al sol dell’avvenire della simbologia comunista).
La facilità d’accesso alla manipolazione genetica apre però ad altri tipi di problemi, tipici del mondo della ricerca biologica: bioetica e biosicurezza. Citando la scrittrice Anna Meldolesi, “stiamo assistendo a un esperimento sociale di democratizzazione della scienza o ai prodromi di un disastro annunciato?” In un contesto così complesso e difficile da regolamentare, evidentemente spetterà alle comunità stesse autoregolarsi, valutando rischi e possibilità derivanti da attività di ricerca, forme d’espressione artistica, modifica del proprio DNA (o di quello altrui), bloccando situazioni di pericolo di rilievo locale o globale, come lo sviluppo di armi batteriologiche.
Secondo un editoriale di Nature del 2017, i biohacker possono far aumentare la fiducia nella biologia, e vogliamo crederci anche noi!

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